17 e 18 Novembre ore 21
Primo studio su BarbaBlù – Peso Specifico Teatro
Di Roberta Spaventa
Con Cristina Carbone e Francesca Iacoviello
Produzione Peso Specifico Teatro
Disegno luci: Santo Marino
Make up: Valentina Fogliani
Registrazioni audio: Computer Music
Abitare un corpo, esserne parte integrante…
Ma un corpo può essere estraneo a se stesso
o abitato da parti sconosciute.
Essere nella propria pelle,
riunire ciò che è diviso, sconosciuto , impazzito.
Solo nell’abitarsi si può incontrare l’altro,
incontrarlo senza distruggerlo.
Così si disinnesca il persecutore interno,
cosi si circoscrive il persecutore esterno.
Il corpo è un involucro in cui entrare per osservare…
Il primo studio su Barbablù è il primo momento di presentazione al pubblico di un percorso, realizzato dalla compagnia Peso Specifico Teatro, che rientra in un progetto triennale composto da molteplici interventi rivolti a target differenti, con il comune obiettivo di indagare il rapporto individuale e sociale con la violenza. Il progetto è composto da interventi di educazione alle emozioni rivolti a bambini ed insegnati delle scuole di primo grado, da un percorso di ricerca per la produzione di un primo studio e dello spettacolo su tale tema e, in futuro, da un laboratorio con donne che hanno subito violenza.
In questo primo studio, ci si interroga sulla condizione interiore della donna, con l’obbiettivo di indagare il terreno sul quale possa avvenire la cattura da parte di Barbablù.
Una delle mogli morte racconta il percorso che l’ha portata al fatale matrimonio: “Due bambine, due in una, l’una sorrideva ingannandosi, l’altra subiva dimenandosi…”. Si tratta dunque del prequel della fiaba stessa.
Lo spettacolo sarà invece un’opera completa in cui Barbablù sarà presentato nella sua doppia natura: il persecutore interno e quello esterno.
Il lavoro drammaturgico prende le mosse dall’interpretazione jungiana della fiaba, con un riferimento particolare all’analisi di Clarissa Pinkola Estés, autrice di “ Donne che corrono coi lupi”. Tale chiave di lettura permette di vedere nella storia il percorso evolutivo, della donna in particolare e dell’essere umano in generale, nel suo dispiegarsi da essere inconsapevole, ingenuo e immobile ad essere evoluto, capace di vedere e sostenere la visione.
La chiave affidata da Barbablù alla sposa, come prova di fedeltà, rappresenta la domanda che ognuno di noi si dovrebbe porre per guardare, con occhi che vedono, il reale: capacità essenziale per poter agire in maniera consapevole, senza rimanere immobili e incantati a guardare un mondo illusorio che si fa vittima consenziente, sposa ingenua da decapitare per il privilegio di pochi potenti, Barbablu!
In una scena spoglia, delineata solo da giochi di ombre e di luci, due donne dalle sagome rarefatte, si muovono con dolce irrequietezza e solida fragilità tra pianti interrotti e cantilene antiche. Il bosco le accoglie per poi fagocitarle in una buia solitudine, superata grazie ad un canto materno che le porta nella danza malefica di un terrificante corteggiatore: Barbablu. Il testo dunque diviene pretesto per giocare il gioco delle parti assegnato anticamente: l’una che sorride ingannandosi, l’altra che subisce dimenandosi…